Riprendo e cerco di concludere la riflessione iniziata ieri.
Come si può essere presbitero (ossia “anziano”) a 25 anni? Ma anche a 30? Come si può anche solo pensare di governare le coscienze altrui e le forme di vita altrui (poiché questo è il ministero pastorale nella sua essenza: governo delle strutture e dei cuori, nel senso migliore del termine, s’intende), quando si è appena all’inizio del lavoro di governo su di sé?