Essendo la Curia un corpo dinamico, essa non può vivere senza nutrirsi e senza curarsi. Difatti, la Curia – come la Chiesa – non può vivere senza avere un rapporto vitale, personale, autentico e saldo con Cristo . Un membro della Curia che non si alimenta quotidianamente con quel cibo diventerà un burocrate (un formalista, un funzionalista, un impiegatista): un tralcio che si secca e pian piano muore e viene gettato lontano. La preghiera quotidiana, la partecipazione assidua ai Sacramenti, in modo particolare all’Eucaristia e alla riconciliazione, il contatto quotidiano con la parola di Dio e la spiritualità tradotta in carità vissuta sono l’alimento vitale per ciascuno di noi. Che sia chiaro a tutti noi che senza di Lui non potremo fare nulla (Cfr. Gv 15, 8).
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La coscienza del non credente
Sto scrivendo un po’ troppo su questo papa… Me lo ha detto qualche amico e me lo dico da solo. Ma è possibile evitarlo? In questi giorni, per esempio, come non riflettere su quella che ormai tutti chiamano “Lettera ai non credenti” (e già per questo titolo come si potrebbe non pensare al cardinal Martini, di cui abbiamo celebrato da poco la memoria, un anno dopo la sua morte)? Come non prendere in seria considerazione, per esempio, un’affermazione che in essa è contenuta: “Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza.” Definizione non certo nuova nella morale cristiana, che conosce l’idea della “coscienza invincibilmente erronea” da lungo tempo. Eppure sembra così innovativo: si pecca quando non si aderisce al giudizio della propria coscienza; quando si vive contro coscienza (contro cultura, quindi, non contro natura: diciamocelo!) ossia, quando non si fa verità in noi stessi.
Quando le penitenze erano… tariffe
(X sec.): Da La penitenza, Torino, 1976, pagg. 150ss.
Dopo la confessione dei peccati: preghiera di contrizione del penitente e richiesta del giudizio
Sono molti ed innumerevoli sono gli altri miei peccati, tanto che non posso ricordarli, nelle cose fatte, nelle cose dette e nei pensieri; per tutto ciò la mia mente è contrita e confitta in un’aspra penitenza. Perciò, supplice, invoco un tuo consiglio e giudizio, tu che sei ordinato ad un compito di mediazione tra Dio e l’uomo peccatore, e ti imploro umilmente di intercedere per i miei peccati.