Louis Massignon
(1883-1962), Parola data, Adelphi, pp. 296-297
Seguito della pagina precedente, è questa “estasi” che conduce alla decisione di non riconoscere alcun Nome, di non nominare più dio in alcun modo, di riconoscere al divino il suo unico serio statuto, quello dello Straniero/Amante.
Lo Straniero, che una sera di maggio venne a visitarmi, cauterizzando la mia disperazione che Egli stesso fendeva, simile alla fosforescenza di un pesce che sale dal fondo delle acque abissali, me l’aveva rivelato il mio specchio interiore, mascherato sotto le mie stesse sembianze – esploratore stremato dalla cavalcata nel deserto, tradito agli occhi dei suoi ospiti dal proprio armamentario di svaligiatore scientifico -, prima di oscurarsi davanti al Suo incendio. Allora nella mia memoria non rimase alcun Nome (nemmeno il mio) che potesse esserGli gridato per liberarmi del Suo stratagemma e sfuggire al Suo tranello. Più nulla; salvo il riconoscimento del Suo sacro isolarsi nella Propria solitudine: ammissione della mia indegnità originaria, diafano sudario del fra-noi-due, velo impalpabilmente femminile del silenzio, che Lo disarma – e che si fa iridato alla Sua venuta, sotto la Sua parola creatrice.