Mi segno, in questo periodo, con una certa continuità, le notizie che mi colpiscono. E, come spesso accade nel nostro strano mondo, le notizie tristi e talvolta umilianti sono più di quelle che rallegrano. Nonostante gli angeli cantino sulla grotta: Pace agli uomini di buona volontà.
Tag: benedetto XVI
Chiesa: collegialità o dittatura?
Riprendo la prima parte dell’intervento di padre Sorge, che ho riportato ieri, per soffermarmi un poco sulla questione della collegialità nella Chiesa. Quella che segue è una riflessione ad alta voce; una serie di domande che faccio innanzitutto a me stesso. Non certo una riflessione “conclusiva”, piuttosto un punto di partenza.
Innanzitutto occorrerebbe chiarire bene che cosa si intende. Mi spiego meglio (o almeno spero): se è chiaro cosa significhi che una decisione viene dall’alto, non è altrettanto chiaro cosa si intenda per “spinte dal basso”. Credo che molte delle ambiguità che le (storiche) comunità di base e le (pretese di) collegialità nelle decisioni si sono portate dietro dipenda proprio da questa non risolta questione.
Poniamola provocatoriamente (ed esageratamente, ma forse serve per intenderci): se non decide il Papa, chi decide? Se non decide il parroco, chi decide? Si vota? Si tira a sorte (non insegnano così proprio gli Atti degli Apostoli in una delle decisioni più importanti della Chiesa primitiva: chi debba sostituire Giuda nel numero dei 12!)? Si lascia la decisione a un gruppo di probi viri? Si attende un’illuminazione comune dello Spirito Santo?
La questione delle decisioni nella Chiesa è più complessa di quello che una polemica futile e ormai, a mio parere, stantia, lascia intendere. Smettiamo di raccontarcela:
– Se non è vero che il Papa è infallibile.
– non è vero neppure che “basta ascoltare il popolo di Dio per udire la voce di Dio”.
– E non è vero che “un consiglio eletto democraticamente garantisce meglio di un singolo la coerenza con l’annuncio evangelico” (le democrazie “civili” ne sono ampia prova).
– Non è vero che il caso (la sorte!) sia automaticamente segno della volontà di Dio (neanche dopo una notte di preghiera).
– Non è vero che una comunità che va d’amore e d’accordo garantisce di per sé la fedeltà cristiana (potrebbe garantire semplicemente la propria tribalità, e sappiamo quanto spesso accada!).
Di tutte queste situazioni potremmo fare ampi esempi di devianza, di incapacità di risolvere i problemi, di ricostituzione di strutture di potere…. Purtroppo, la democrazia, nella Chiesa, non garantisce la fedeltà al Vangelo più della dittatura; la massa non garantisce una maggiore santità (neppure per addizione) rispetto ai singoli.
Credo, invece, che questa garanzia appartenga alla Chiesa/singoli/popolo proprio in quanto pluralità, varietà, “sinfonia” delle presenze e delle storie. Il papa non è (e non può pretendersi) più o meno fedele alla tradizione rispetto al comune laico, per il semplice fatto che entrambi sono uomini feriti, figli di una storia e di una interpretazione inevitabilmente personale del Vangelo. La grazia (anche quella sacramentale) non è una forma di garantismo (somiglierebbe, in questo caso, fin troppo ai poteri mondani)!
Perciò credo che il futuro delle comunità e dell’annuncio cristiano stia in una scelta precisa non di eliminazione o rovesciamento delle autorità, ma nel riconoscimento del valore (vero e non solo pronunciato) della varietà: meno dettami e più condivisione di idee (e di pratiche); meno dogmi e più ascolto vicendevole, nel rispetto dei ruoli e dei carismi. Non era così che Paolo di Tarso voleva le sue comunità?
Il “Nobel” per la teologia 2012
Sabato, 20 ottobre 2012, alle ore 11.30, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, durante la celebrazione del Sinodo, Benedetto XVI ha conferito quello che popolarmente viene ormai indicato come il Nobel per la teologia: il “Premio Ratzinger 2012”, istituito dalla “Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI”.
I premiati di quest’anno:
Il premio è un’occasione interessante almeno per due motivi: nel clima complesso e di scarso dialogo all’interno della Chiesa struttura, vengono indicate figure “scientificamente interessanti”; inoltre, le motivazioni permettono di cogliere alcuni elementi del futuro della Chiesa-che-pensa.
Cosa pensa Benedetto XVI della Gaudium et Spes
Nell’introduzione al libro che raccoglierà gli scritti ratzingeriani sul Concilio, di prossima uscita (a novembre per i tipi dell’editore Herder e a cusa dell’arcivescovo Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede), il Papa indica con chiarezza alcune sue riflessioni sulla riuscita e sui limiti del Vaticano II. Tra le cose meno efficaci, cita la Gaudium et Spes (tra le efficaci, Nostra Aetate (rapporto con gli Ebrei) e Dignitatis Humanae (libertà religiosa).
Vale la pena leggere integralmente il testo che certamente obbliga a non poche riflessioni. Qui si seguito citiamo solo il passo che riguarda la Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo.
Continua a leggere “Cosa pensa Benedetto XVI della Gaudium et Spes”