Basilio di Cesarea (329-397) Omelia in tempo di fame e di siccità, in PG 31, 309ss:
“Quale dunque la causa di tutti questi disordini e di tutte questi rivolgimenti?… Forse dobbiamo addurre il motivo che manca chi abbia il governo dell’universo? Forse che Dio, il più grande dei creatori, si è dimenticato della storia?…
No: la causa del cattivo funzionamento delle cose è evidente e sta davanti ai nostri occhi: il fatto che noi riceviamo e non doniamo a nessuno.
Lodiamo la beneficenza, ma non la pratichiamo verso i bisognosi. Eravamo schiavi, siamo stati liberati, ma non viviamo la compassione con quelli che sono schiavi con noi. Quando abbiamo fame, mangiamo, ma passiamo frettolosamente accanto a coloro che patiscono la fame. Dio provvede e infallibilmente ci colma di beni, ma noi siamo avari e non finiamo di deludere i poveri. I nostri greggi figliano con abbondanza, ma il numero di quelli che restano nudi è ancora maggiore di quello delle nostre pecore. I nostri granai sono diventati piccoli, a causa di tutto ciò che vi accumuliamo, ma la ristrettezza economica in cui altri vivono non ci tocca neppure. Perciò siamo giustamente minacciati: se Dio sembra abbandonarci è perché abbiamo abbandonato il prossimo. La terra diviene infeconda perché l’amore ne è fuggito via.”
L’ha ribloggato su Passaggio a Sud-Est.
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