Riprendo qui, ampliandolo un poco, il mio intervento pubblicato sul portale http://www.synesio.it sul film che ricostruisce l’indagine giornalistica riguardante i 249 preti accusati di pedofilia a Boston.
Ho visto “Il caso Spotlight”. E ne ho dedotto: che non è un film sulla pedofilia dei preti; che non è un film morboso; che non è un film d’azione; che non è un film da grandi performances attoriali… Non è, insomma, un sacco di cose che temevo fosse.
Ma è qualcosa di molto più interessante: è un film su come si dovrebbero fare le indagini giornalistiche (con buona pace delle “Iene”); è un film onesto verso le paure che incombono sulle società (per quanto civili…), sulle cittadinanze chiuse e ristrette; è un film corale, in cui nessun attore sta sopra le righe, ma tutti sono necessari alla splendida riuscita.
Ed è un film, sì, anche sulla Chiesa: sulla Chiesa-società, sulla Chiesa trasformata in semplice “cittadinanza”, sulla Chiesa quando diventa “mondana”. E’, più precisamente, un film su quello che la Chiesa non dovrebbe mai ridursi a essere: una realtà che esiste per difendere se stessa affinché possa fare il bene.
Non vi è nessun “affinché” possibile: «Con tutto il bene che il vescovo ha fatto e farà…»; «Perché creare scandalo, quando si può tacere e sistemare le cose…»: non si può accettare nessuna di queste “scuse” quando si tratti di quel tema che è “il silenzio di fronte al male”. Sì, ecco il tema del film (e di molto dolore): l’omertà “per fare il bene”; peggio: l’omertà voluta “per proteggere il bene”. Un’omertà che, benché estremamente rischiosa nelle comunità cristiane, non riguarda soltanto le loro. Il “Caso Spotlight” lo afferma chiaramente, ed è uno dei suoi valori assoluti: non è un caso che proprio il giornalista che conduce l’indagine giungerà a dichiarare di essere stato egli stesso ad aver taciuto per opportunità e carriere, anni prima.
Ecco, dunque, che cosa è “Il caso Spotlight”: un necessario atto d’accusa al nostro (di uomini) silenzio di fronte al male, qualunque sia il male e chiunque lo compia. E’ un memoriale non contro la Chiesa, ma a favore della verità.
Concordo
Bel film che andrebbe fatto genere tanto nei seminari quanto nei corsi di formazione al giornalismo
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🙂
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