
Da Detti inediti dei padri del deserto, Bose 1992
Un eremita aveva sotto di sé un altro eremita che abitava in una cella distante dieci miglia. Il suo pensiero gli disse: “Chiama il fratello perché venga a prendere il pane”. Ma poi pensò: “Devo imporre al fratello una fatica di dieci miglia per del pane? Andrò io a portarglielo”. Prese il pane e si diresse verso la cella del fratello. Lungo la strada, inciampò in una pietra, si ferì un piede e versò molto sangue. Cominciò a gridare per il dolore e subito gli apparve un angelo che gli disse: “Perché piangi?”.
E quello, mostrandogli la ferita, gli rispose: “E’ per questa che piango”. L’angelo gli disse: “Non piangere per questo; i passi che hai fatto per amore del Signore sono tutti contati e ti varranno una grande ricompensa davanti a Dio”. Allora l’asceta rese grazie a Dio e riprese il cammino pieno di gioia; giunse dal fratello, gli portò i pani e gli raccontò la bontà di Dio nei suoi confronti, quindi gli diede il pane e ritornò indietro. Il giorno seguente prese di nuovo i pani e si incamminò verso un altro monaco. Ma accadde che quel monaco stava venendo da lui e si incontrarono per via. E quello che andava disse a quello che veniva: “Avevo un tesoro e tu ha cercato di togliermelo”. L’altro gli disse: “La porta stretta farà passare soltanto te? Lasciami entrare con te!”. E all’improvviso, mentre stava parlando, apparve loro un angelo del Signore che disse: “La vostra contesa è salita a Dio come profumo di soave odore”.