Un gruppo di donne cattoliche di Parma, “Le Sante Lucie”, ha inviato alla diocesi una lettera aperta sul tema della cosiddetta “ideologia gender”. Mi sembra un interessante spunto per una riflessione che ha conseguenze che vanno ben oltre la questione stessa, ponendo criteri generali sulle forme e il senso del dibattito intra ed extra ecclesiale riguardo alle questioni di etica della persona e di morale sessuale, che andrebbero approfondite. Ecco il testo integrale della lettera (fonte ADISTA)
Ai/alle responsabili di associazioni e movimenti cattolici della diocesi di Parma
Ci rivolgiamo a voi, condividendo la stessa fede e il medesimo desiderio di essere al servizio della società umana, per esprimere la nostra preoccupazione riguardo ai metodi e ai toni che ha assunto il dibattito sulla questione della cosiddetta “ideologia gender”.
Quotidiani e periodici cattolici, membri della gerarchia ecclesiastica, laici e religiosi appaiono impegnati in una battaglia contro un “terribile nemico” che sarebbe appunto l’ideologia gender sostenuta da potenti lobby. Non intendiamo entrare in questa sede nel merito delle tante e diversissime questioni che vengono sollevate sull’argomento. Ci interessa qui soprattutto osservare che il metodo e il linguaggio usati in questa “battaglia” non ci trovano d’accordo per diversi motivi.
1. La logica “amico/nemico” sta alla base della violenza e noi la rifiutiamo decisamente. Crediamo che si possa esprimere il più netto dissenso sulle idee senza per questo demonizzare o descrivere in modo caricaturale chi le sostiene, e che si debbano riferire correttamente le posizioni a cui ci si oppone: un’attenzione spesso disattesa in molti interventi che abbiamo letto e ascoltato in questi mesi.
2. Abbiamo notato che molto spesso si confondono i piani al punto che non si capisce più di che cosa si sta discutendo: un conto è discutere del ddl “Scalfarotto” il cui intento dichiarato è combattere le discriminazioni contro le persone omosessuali, o del ddl “Cirinnà”, altro è discutere del gender in filosofia, altro ancora ragionare di gender studies; un conto è parlare degli “Standard dell’OMS per l’Educazione Sessuale in Europa”, altro è confrontarsi con chi ritiene che sia rovinoso per la famiglia mettere in discussione i tradizionali ruoli maschili e femminili e impegnarsi nella decostruzione degli stereotipi.
3. Abbiamo notato anche che spesso si evocano documenti normativi – additandoli come pericolosi – senza citarli in modo corretto, a volte addirittura falsificandoli, a volte estrapolando le frasi dal loro contesto. Basti qui pensare, oltre alla campagna contro i già citati Standard OMS, alle polemiche prima sul ddl “Fedeli” e ora sul comma 16 dell’art. 1 della legge 107 del 13 luglio 2015 (“Buona scuola”), che non ha altra finalità se non quella di promuovere il principio di pari opportunità e di prevenire e contrastare ogni forma di discriminazione e di violenza basata sul sesso e sull’orientamento sessuale: si tratta di un’applicazione degli art. 3 e 51 della Costituzione e quindi stupiscono la contrarietà con cui è stato accolto e le interpretazioni distorte di cui è stato oggetto.
4. Osserviamo infine che riguardo a tutti i temi che vengono evocati quando si parla di “ideologia gender” ci sono – crediamo legittimamente – pareri diversi tra persone e gruppi che pure hanno la stessa fede cattolica, sia nel merito che nel metodo individuato per intervenire nel dibattito in corso nella società civile. Le posizioni e i linguaggi espressi nella manifestazione svoltasi il 20 giugno a Roma, per esempio, non erano rappresentativi dell’intero mondo cattolico, e diverse associazioni ecclesiali hanno deciso di non prendervi parte. Tuttavia, anche al netto di una certa malafede per esigenze di “audience”, qualcosa nella comunicazione di questo pluralismo non deve aver funzionato, se i mass media hanno spesso sintetizzato, e continuano a farlo, con titoli come “Cattolici in piazza contro…”.
Facciamo quindi appello a voi in quanto responsabili di associazioni e movimenti cattolici della Chiesa di Parma, di cui ci sentiamo parte viva, affinché la ricerca e l’impegno su questi temi si sviluppino nel rispetto del pluralismo intra-ecclesiale e basandosi su un’informazione ampia, corretta e verificata. In mancanza di questo ci pare che sia molto difficile, sia all’interno della Chiesa che nel rapporto con altri soggetti culturali e religiosi, istruire un confronto e un dialogo che assumano la complessità e siano realmente ponderati e costruttivi.
Parma, 16 luglio 2015
Stefania Berghenti
Margherita Campanini
Sara Chierici
Monica Cocconi
Maria Silvia Donati
Emanuela Giuffredi
Daria Jacopozzi
Angela Malandri
Carla Mantelli
Maria Pia Mantelli
Stefania Mazzocchi
Maria Michiara
Viviana Muller
Antonella Paolillo
Eleonora Torti
Rita Torti
Simona Verderi
Nei secoli la Chiesa cattolica ha costruito l’idea che uomo e donna siano complementari e si debbano accoppiare per riprodursi. Questo, in pratica, sarebbe il solo ordine naturale possibile. Di fatto però non ci sono solo due sessi (ce lo dice la biologia, si pensi all’intersessualità), ci sono più generi e non c’è un unico orientamento sessuale, ovvero quello eterosessuale, che la Chiesa ha sempre promosso, etichettando come contro natura quello omosessuale.
La natura non è omofoba! Ci sono infatti organismibisessuali, multisessuali o transessuali, la cui dubbia identità di genere è essenziale per la loro sopravvivenza. Additare quindi come contro natura certi comportamenti significa ignorare la realtà delle cose.
Non sono una psicologa, dunque non ho basi scientifiche che possano avvalorare le mie idee, ma credo che adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, che siano uomini o donne, etero o omosessuali, possano essere ottimi genitori. Immagino che i bambini abbiano solo bisogno di crescere accanto a genitori coinvolti, competenti e responsabili. Sono convinta infatti che una famiglia non sia soltanto il risultato di un accoppiamento riproduttivo, ma sia soprattutto il risultato di un desiderio, di un progetto e di un legame affettivo.
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Vorrei solo precisare, Cristina, che quello che tu riporti come una “sponsorizzazione” della Chiesa è in realtà un pensiero che attraversa tutta la storia dell’Occidente: l’idea di una naturalità bisessuale è centrale nel pensiero ebraico, in quello islamico e nelle culture anche filosofiche di tutto il bacino occidentale, almeno fino al XX secolo. Preferirei evitare le solite affermazioni generiche tipo “è colpa della Chiesa”. Non amo le dichiarazioni di colpa in nessun caso, né contro, né pro.
Sono personalmente poi d’accordo sul fatto che il concetto di “natura” vada assolutamente ripensato, poiché ormai superato sia dalle conoscenze scientifiche che da una quotidiana applicazione della logica.
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Certo, anch’io non amo perdere tempo nella distribuzione delle colpe…forse non mi sono espressa chiaramente, volevo solo mettere in evidenza la differenza di pensiero che c’è tra me e la Chiesa su questo argomento…poi non so dire chi abbia ragione, ognuno ha il suo punto di vista!
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Dopo 36 anni di matrimonio, sperando di non offendere nessuno, provo a dire alcune cose; i nostri due figli, Giulia di 35 anni ed Adriano di 31, sono nati non dall’ “accoppiamento” tra me e mio marito, felicemente complementari, ma da molto, molto di più.
Non serve essere psicologi né avere bagaglio scientifico per essere buoni genitori. Poveri i nostri nonni…che erano capaci di tirar su famiglie coi fiocchi con la 5° elementare!!
Il mestiere ( di genitore) noi l’abbiamo imparato e continuiamo a impararlo sul campo, decentrandoci ( leggi = togliersi dal centro, smettere di mettere noi stessi avanti a tutto e a tutti) riducendo la portata dei nostri desideri e delle nostre aspettative; cosa abbastanza normale se si privilegia quello che è il bene del figlio. Sembra masochismo ma, vi assicuro, non è affatto così; è solo affinamento della capacità di Amore; lo alleggerisci liberandolo dagli orpelli e lo assapori più bello e intenso di prima.
Quello dei genitori è un impegno difficile, non basta esser capaci di “fornire cure” ( cibo, scuola, sport, salute? della serie; basta che a scuola vada bene e che non si droghi? Un po’ poco, almeno per quella che è stata la nostra esperienza)
Basta la “coscienziosità”? se è quella che si basa sui desideri forse è un po’ poco anche questa…mi sembra una contraddizione in termini; tu curi e nutri e cerchi di soddisfare il tuo desiderio ma quel muscolo lì, la coscienza, si affloscia. Credo sia cosa certa, senza bisogno di andare a scomodare i classici del pensiero ( non ho detto di quello cristiano).
Competenza, coinvolgimento, responsabilità, progetto, legame affettivo; parole belle. Parliamo anche di Amore?
Sono solo miei pensieri.
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Grazie. Hai perfettamente ragione: siamo una società in cui le leggi (anche quelle in difesa dei deboli) talvolta rischiano di far perdere il senso delle relazioni e dell’amore.
Ma come trovare un equilibrio? La lettera delle donne di Parma mi sembrava avesse valore per la volontà di uscire da una polemica ormai sterile e soprattutto ideologia per riaffermare la necessità di un dialogo.
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Sarebbe bello poter costruire un dialogo attorno a questo argomento, magari fossero tutti come queste donne di Parma!!
Vivo in un piccolo paese di provincia pieno di persone che si ritengono “bravi cristiani” solo perché vanno in Chiesa la domenica, fanno la Comunione e hanno una famiglia “normale”.
Da queste parti è dato per scontato che il desiderio “prestabilito” di una donna sia avere figli. Mettere al mondo la prole è direttamente collegato all’essere donna e a quello che una donna “dovrebbe” diventare, così tanto che, chi, come me, pur essendo eterosessuale, non vuole sposarsi ne avere figli, pare abbia qualcosa di sbagliato. Non ha seguito le norme sociali che determinano ciò che ci si aspetta da lei, ergo è “difettosa”.Vale meno delle donne che hanno deciso di far funzionare a pieno il loro apparato riproduttivo…o peggio, è confusa su suoi stessi desideri, non conosce a pieno sé stessa e con il tempo cambierà idea…e fiumi di paternali su come una donna “vera” dovrebbe naturalmente desiderare di essere madre…
Se causa tutto questo subbuglio, una donna che sceglie di non sposarsi e non avere figli, purtroppo mi sembra impossibile avere un dialogo costruttivo di un argomento tanto delicato come iI gender!
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Sulla necessità di dialogo sono d’accordo. Tu dici la tua, io la mia, ci ascoltiamo, ci rispettiamo, magari capiamo anche che c’è del buono sia nelle tue che nelle mie idee e forse – magari – anche qualcosa di sbagliato. Bellissimo! Arriva l’equilibrio. Il fatto è che su questo argomento purtroppo si sta verificando, e in modo esponenziale, uno sbilanciamento, uno squlibrio. Ovvero, sempre più io, per essere civile, devo ascoltare la tua idea, rispettarla e sempre meno spazio c’è per la libera espressione della mia. Ammesso che semplicemente di idea si tratti. Perché se lo faccio con la stessa determinazione con cui tu sostieni la tua, sono un usurpatore dei tuoi diritti, un omofobo, un retrogrado, un turlupinato dalla Chiesa, un intollerante ecc, le altre cose le sappiamo. E anche su questo aspetto, se riconosciuto con serenità, c’è da interrogarsi no? Su chi davvero ha la coda di paglia e perché. Difficile trovare equilibrio; come si fa?.
Un cristiano che atteggiamento dovrebbe tenere per non essere quel tiepido vomitevole dell’Apocalisse? Me lo chiedo mille volte al giorno, anche se Pietro nei primi capitoli degli Atti riesce solo a dire pane al pane e lo fa senza tanta diplomazia.
Mah!
Sono però contenta del paesino dove vivo da sempre, 5oo anime, che ha un bel po’ di singol, per scelta e anche no, anzi, li ha sempre avuti e non se ne sente stravolto ma li ama ugualmente. Credo che anche loro siano felici.
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