Enrique Martinez Lozano
La vita in pienezza, San Paolo, pp. 167-169
La Coscienza si fa consapevole di se stessa.
Una lunga storia di evoluzione:
dorme nei minerali, si risveglia nelle piante, sente negli animali,
comincia a riconoscersi e ad amare negli umani.
Nelle persone si manifesta come Anelito.
Nel momento stesso in cui dicemmo “io”
era nata l’autocoscienza mentale,
e ci domandammo chi eravamo.
E rivolgemmo il nostro sguardo fuori,
nella speranza che, da qualche parte,
avremmo trovato quello che ci poteva saziare.
E nacquero le religioni: veicoli che trasportavano l’Anelito,
volevano dargli una vita, un canale
e offrire risposte al magnifico mistero dell’esistere.
Ma le loro risposte potevano essere solo mentali
e così nacquero ferite di dualismo e oggettivazione;
allo stesso tempo, erano rivolte all’io
e alla sua brama di perpetuarsi.
Nel crescere man mano la coscienza,
l’identità mentale man mano era trascesa, e, collettivamente,
cominciammo a vedere ciò che uomini e donne saggi
avevano visto da sempre: non siamo niente
di ciò che si può osservare; né siamo esseri separati,
né la realtà è sconnessa.
Siamo ciò che osserva, ciò che è, il Mistero Uno,
che si esprime e si dispiega e si manifesta in infinità di forme,
ciascuna delle quali lo contiene.
Per questo siamo, contemporaneamente, la parte e il tutto.
E’ la sapienza della spiritualità,
è il cammino che essa propone:
un cammino di disappropriazione e di consapevolezza.
Disappropriazione dell’ego,
distacco o disidentificazione,
per cui dobbiamo attraversare crisi, fallimenti, delusioni…
notte oscura, nella quale impariamo ad accettare,
in una resa che ci apre le porte,
perché possiamo riconoscere la nostra vera identità.