Pierre-Françoise de Béthune, L’ospitalità, San Paolo, p. 129
Il re Asaoka (buddista indiano del III secolo a.C.) fece incidere degli Editti sulle colonne innalzate in tutte le Province del suo regno. Possiamo leggervi tra gli altri questo:
“La fede di tutti gli altri deve essere rispettata per l’una o l’altra ragione. Onorandoli, si esalta la propria fede e, nello stesso tempo, si rende servizio alla fede degli altri. […] Perché se un uomo esalta la sua fede e ne denigra un’altra, pensando di agire così con devozione e glorificare così la propria tradizione spirituale, in realtà gli fa torto. […] Il re desidera che gli uomini di tutte le tradizioni conoscano la fede degli altri e acquistino così una dottrina solida. […] Lo scopo di queste misure è la promozione della fede particolare di ciascuno e la glorificazione del Dharma” (Editto XII).
Si pensi poi a Kabir, poeta indiano della stessa epoca, che scriveva:
“Si dice che Hari (Krishna) dimora al Sud, che Allah risiede all’Ovest: cercalo nel tuo cuore, cercalo in tutti i cuori: lì è la sua dimora e la sua residenza”.
Penso anche ad Akbar, l’imperatore mongolo che organizzava già nel XVI secolo veri dialoghi tra musulmani, indù e a volte cristiani nel suo palazzo di Fatephur Sikri.