Leonardo Boff
(1938- ) Gesù Cristo Liberatore, Assisi 1976, pp. 238-240
La cristologia ieri e oggi tenta di rispondere alla domanda “chi è Gesù”. Domandare: chi sei? significa indagare un mistero. Le persone non si lasciano definire né inquadrare dentro nessuna situazione. Domandare: chi sei tu, Gesù Cristo, per noi oggi? significa confrontare la nostra esistenza con la sua e sentirsi sfidati dalla sua persona, dal suo messaggio e dal significato che si sprigiona dal suo comportamento.
Sentirsi raggiunti da Cristo oggi significa mettersi nel cammino della fede, che comprende chi è Gesù non tanto dandogli nuovi titoli e nomi diversi, ma cercando di vivere ciò che egli visse: tentare sempre di uscire da sé, ricercare il centro dell’uomo non in lui stesso ma fuori, nell’altro e in Dio, avere il coraggio di saltare sulla breccia al posto degli altri, di essere un Cristo-arlecchino (H Cox) o il Cristo idiota di Dostoiewskij (D Bonhoeffer), che mai abbandona gli uomini, che preferisce gli emarginati, che sa sopportare e ha imparato a perdonare, che è rivoluzionario ma non discrimina mai e si inserisce là dove è l’uomo, che è deriso e amato, considerato pazzo pur manifestando una sapienza che confonde. Cristo seppe dire e quando noi comunemente diciamo o, e in tal modo riuscì a conciliare gli opposti e a essere il mediatore degli uomini e di tutte le cose. Egli è la permanente e scomoda memoria di ciò che dovremmo essere e non siamo, la coscienza critica dell’umanità, che non si contenta mai di ciò che è e di ciò che ha conquistato, ma che deve avanzare sempre e realizzare quella riconciliazione e raggiungere un grado tale di umanità da manifestare l’armonia insondabile di Dio tutto in tutti (cfr. 1 Cor. 15,28). Fino a quando, però, ciò non avviene, Cristo, come diceva Pascal, continua a essere ingiuriato, ad agonizzare e ad essere ucciso da ciascuno di noi (cfr. Pensées, ed. Brunschwig, n. 553).